THE SKIN UNDERNEATH a project by Tommaso Fiscaletti and Nicola Perugini
7 INTERFERENCES
After the installation of Sun Baths on one of the facades of Villa Marina and the beginning of the process of rediscovering this "uncomfortable heritage" that links Pesaro to the history of colonialism and global racism, the project The Skin Underneath continues with a series of urban posters titled 7 Interferences. Tommaso Fiscaletti and Nicola Perugini create a new possible interpretation of the traces left by the abandonment of the imposing building through the intertwinement of images and words.
In this amalgam that traverses the fabric of the city on large posters, the deterioration of the Villa Marina colony becomes—rather than a melancholic and nostalgic element of the "colony that once was"—a force that generates the undoing of the idea of colonialism.
To dismantle. To interfere with memory by connecting “things that have never yet been combined and that do not seem willing to be combined.”
SUN BATHS
Arranging fragments of memory from across geographies, moments in history, and medium, the artwork Sun Baths offers the viewer a multiplicity of connecting paths between the Villa Marina colony in Pesaro, Italy’s overseas colonialism, and the ever-relevant racial question.
The installation arises in an institution-building created during the fascist Ventennio as a heliotherapy space where children were subjected to sunlight with the aim of strengthening themselves and preparing the "Italian race" for the colonization of Africa.
Decades of neglect have resulted in the building deteriorating with areas wrapped and bandaged, giving the illusion of a two-dimensional space – much like a canvas – which has allowed a flattening of historical gaze. Found objects from the natural world are here connected to images to create a lyrical and idiosyncratic network of communication, exchange, and rediscovery that is held together through the forces of light and shadow.
A sun-drenched composition where the central image of joyful children at the sea (children of Italian colonists in Libya) intertwines with a photograph of W.E.B. Du Bois—the American Pan- Africanist intellectual who wrote about the Italian invasion of Ethiopia as the "last great effort of white Europe secure the subjection of black men." Giorgio Marincola, the Italian Black partisan as a child on horseback, leads us through two frames from Pier Paolo Pasolini's Anger (1963), which the director realised during the era of Third World national liberation from European domination, and towards pamphlets of self-emancipation struggles.
Pictures emerge from the post-World War II era—an Italy freed from fascism where girls and boys at Villa Marina are on a train transiting through a nation that has erased its colonial past, into a world that still discriminates based on the color of the skin. Family photographs, along with others taken by the authors, complete the composition.
An image of the anti-apartheid campaigns in South Africa transports us towards the idea of multiracial society of the new millennium, where black and white citizens mourn the death of Nelson Mandela, and raw nerves like the Palestinian question remain exposed. In 1997, Mandela said of that country’s struggle against apartheid: “We know too well that our freedom is incomplete without the freedom of the Palestinians”.
Sun Baths, a collaboration between Nicola Perugini and Tommaso Fiscaletti, transforms the building’s facade into a constellation of references where nature acts as a guide, allowing us to rediscover how our experiences may be connected to others, often forgotten in a process of historical amnesia. Through montage, in the lengthy work of juxtaposition and reflection through images, an horizon of decolonization and a proposition of a “Villa Marina yet to come”, is revealed.
VILLA MARINCOLA
Villa Marina in this intervention becomes Villa Marincola, after Giorgio Marincola (Mahaddei Uen, September 23, 1923 – Stramentizzo, May 4, 1945), a black (Somali-Italian) partisan.
The text was created by vigorously throwing fists of sand onto vinyl glue applied to one of the fictive brick walls. Many of these have been built in recent years to block passage through the large main windows.
LA PELLE SOTTO un progetto di Tommaso Fiscaletti e Nicola Perugini
7 INTERFERENZE
Dopo l’installazione Bagni di Sole su una delle facciate di Villa Marina e l’inizio del processo di riscoperta di questo “patrimonio scomodo” che lega Pesaro alla storia del colonialismo e del razzismo globale, il progetto La Pelle Sotto prosegue con una serie di affissioni urbane dal titolo 7 interferenze. Tommaso Fiscaletti e Nicola Perugini generano attraverso immagini e parole una nuova possibile lettura dei segni lasciati dall’abbandono dell’imponente edificio.
In questa amalgama che attraversa il tessuto della città su delle maxi affissioni, il deterioramento della colonia di Villa Marina diventa—invece che elemento malinconico e nostalgico della “colonia che fu”— una forza che genera il disfacimento dell’idea di colonialismo.
Disfare. Interferire nella memoria connettendo “cose che non sono ancora mai state accostate e che non sembrano disposte ad esserlo”.
BAGNI DI SOLE
Organizzando frammenti di memoria provenienti da geografie, momenti di storia e medium
diversi, l’opera Bagni di Sole offre allo spettatore una molteplicità di percorsi interconnessi per
riscoprire il legame tra la colonia di Villa Marina di Pesaro, il colonialismo italiano d’oltremare e
la sempre viva questione razziale. L’istallazione si erige su un edificio-istituzione nato durante il
ventennio fascista come spazio di elioterapia a cui i bambini venivano sottoposti con il fine di
rafforzarsi e preparare la “stirpe italica” alla colonizzazione dell’Africa.
Decenni di oblio si sono tradotti nel deterioramento dell’edificio, poi coperto e avvolto in teli
bianchi dando l’illusione di uno spazio bidimensionale—come una tela—che ha appiattito lo
sguardo storico. Nell’opera, oggetti del mondo naturale vengono connessi alle immagini al fine di
creare una rete lirica e idiosincratica di comunicazione, di scambio e di riscoperta tenuta insieme
attraverso le forze della luce e dell’ombra.
Un’assolata composizione dove l’immagine centrale dei bambini festanti in mare (figli di coloni
italiani in Libia), si intreccia con la fotografia di W. E. B. Du Bois, intellettuale statunitense
panafricanista che scrisse dell’invasione italiana dell’Etiopia come “ultimo grande sforzo
dell’Europa bianca di assoggettare gli uomini neri”. Giorgio Marincola, il partigiano italiano nero
da bambino, a cavallo, ci accompagna verso due fotogrammi de La rabbia di Pier Paolo Pasolini
(1963), che il regista realizza in piena epoca delle liberazioni nazionali del Terzo Mondo dal
dominio europeo, e verso i pamphlets delle lotte di auto emancipazione.
Fotografie emergono dal dopoguerra—un’Italia liberata dal fascismo in cui bambine e bambini a
Villa Marina sono seduti in un trenino in transito attraverso una nazione che ha rimosso il
passato coloniale, in un mondo che ancora discrimina sulla base della pelle. Fotografie
dall’archivio di famiglia, insieme ad altre realizzate dagli autori vanno ad integrare la
composizione.
Un’immagine delle campagne anti-apartheid in Sud Africa ci traghetta verso l’idea di società
multirazziale del nuovo millennio, in cui cittadini neri e bianchi commemorano Nelson Mandela,
e verso nervi ancora scoperti come la questione palestinese. Nel 1997, Mandela disse della lotta
palestinese contro l’apartheid: “Sappiamo bene che la nostra libertà rimarrà incompleta senza la
libertà dei palestinesi”.
Bagni di Sole, una collaborazione tra Nicola Perugini e Tommaso Fiscaletti, trasforma quindi la
facciata dell’edificio in una costellazione di rimandi dove la natura funge da guida, facendoci
riscoprire come le nostre esperienze possano essere connesse ad altre, spesso rimosse in un
processo di amnesia storica.
Nel montaggio, nel lungo lavoro di accostamento e riflessione per immagini, si apre un orizzonte
di decolonizzazione e la proposta per una “Villa Marina ancora a venire”.
VILLA MARINCOLA
Villa Marina, in questo intervento, diventa Villa Marincola, in onore di Giorgio Marincola (Mahaddei Uen, 23 settembre 1923 – Stramentizzo, 4 maggio 1945), partigiano nero (somalo-italiano).
Il testo è stato realizzato lanciando con forza, pugni di sabbia sulla colla vinilica, applicata su una delle pareti 'fittizie' in mattoni. Molte di queste sono state costruite in anni recenti per bloccare il passaggio attraverso le ampie finestre principali.